Di Nicola Strumenti
La vulgata principale è che la
canzone Bella Ciao venga da un canto tradizionale delle mondine novaresi ma non
è proprio così; lo si credeva, in origine, grazie ad una versione della ballata
cantata da una grande interprete di canto popolare Giovanna Daffini.
Successivamente si è scoperto che la Bella Ciao delle mondine era nata durante
un concorso indetto da un Festival dell’Unità romagnolo negli anni ’50. Si
invertivano quindi i termini della questione.
Questo equivoco iniziale ha dato
lo spunto agli studiosi di musica e agli storici delle tradizioni popolari, tra i
quali Cesare Bernani, di indagare a fondo sulle origini di Bella Ciao senza
però giungere ad una conclusione certa.
L’origine del canto è ancora misteriosa,
in realtà in Bella Ciao confluiscono
come del resto in molti canti popolari un’infinità
di rivoli: c’è dentro una filastrocca di
bambini che si chiama “La Bevanda Sonnifera” e probabilmente da lì proviene il
battito delle mani, c’è dentro una ballata diffusa in gran parte d’Italia che
sia chiama Fior di Tomba in cui una tragica storia di amore finisce con l’invocazione
di una donna, una certa “Rosina o Cecilia”, ad essere
seppellita “sotto l’ombra di un bel fiore” in modo che tutti la ricordino. Ed
ancora, c’è dentro una melodia Yiddisc registrata a New York intorno agli anni ’20
che le assomiglia tantissimo.
Ma c’è anche il canto dei tanti
partigiani che venivano dall’Est Europa, quello dei prigionieri russi, eppure
dei gitani che ricorda questa melodia. E’ probabile che “questo mettere insieme”
il canto d’amore disperato di una donna innamorata, il battito delle mani di
una filastrocca per bambini, il canto russo o forse gitano sia invece da attribuire ai canti intonati dai soldati
durante la Grande Guerra del 1915/18.
Di certo è che Bella Ciao è un
canto frutto di una sorta di “Melting Pot” musicale che non ha un’identità
storica precisa, che non è quindi riconducibile ad un particolare momento
storico, ma che si è invece formato nel tempo e in momenti successivi grazie
all’incontro/scontro di rivoltosi, rivoluzionari, soldati che hanno combattuto
su tutti i fronti e che sono appartenuti a nazionalità diverse.
Il canto si farà sentire soltanto
negli ultimi mesi della Resistenza, una delle prime testimonianze della sua
conoscenza è a Montefiorino nell’Appenino Emiliano, nel marzo del ’45. Giorgio
Bocca, famoso giornalista italiano che aveva fatto la resistenza, diceva che,
da partigiano, non l’aveva mai sentita intonare.
I partigiani italiani cantavano
inizialmente altre canzoni tra cui, la canzone “Fischia il vento infuria la
bufera” che una recente interpretazione dei Modena City Ramblers ha reso
memorabile, che si caratterizza per una forte connotazione socialista e
comunista, altri cantavano ancora l’inno di Garibaldi “Si scoprono le tombe si
levano i morti”, e poi si intonava naturalmente l’Inno d’Italia, così come “Leggenda
del Piave”, un altro inno alla libertà a
alla sacralità dei valori italiani.
Qual è il segreto del successo
potente e travolgente di Bella Ciao?
Intanto il canto è di facile
ascolto, ha infatti una melodia estremamente semplice, accattivante, immediata
e poi c’è dentro una grande storia d’amore, la nostalgia, l’eroismo, la pietas
che si riconosce a chi muore per un ideale, insomma il canto coglie degli aspetti
dell’animo umano, del nostro sentire, che sono più profondi ed importanti degli
aspetti politici. In essa, infatti, non sono presenti elementi che
caratterizzano il sentimento di appartenenza politica, la parola “invasor” è un
termine neutro che può andar bene a tutti. Al tempo stesso c’è anche l’immagine
romantica del combattente “morto per la libertà”. E’ così dunque spiegato il successo di questa
ballata tanto da diventare, seppur venti anni dopo la fine della seconda guerra
mondiale, un simbolo della Resistenza.
Il successo italiano si deve
infatti alla grande ed intesa interpretazione che ne fece il cantante francese di
origine italiana, Yves Montand, durante una trasmissione televisiva sulla
resistenza agli inizi degli anni ’60.
La consacrazione ad inno della
Resistenza avvenne durante lo spettacolo teatrale che ne porta appunto il nome “Bella
Ciao” che venne presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1964. Si
trattava di uno spettacolo che prevedeva un programma tutto di canzoni popolari
italiane. Lo spettacolo divenne un caso nazionale. Le violente discussioni sui
media di allora ne decretarono la fortuna anche negli anni a venire con
centinaia di repliche e migliaia di copie di dischi venduti.
Da allora "Bella Ciao"
non ha mai smesso di accompagnare cortei e manifestazioni. Oggi viene
cantata da italiani, spagnoli, francesi, statunitensi, portoghesi, cubani,
argentini e curdi. Canzone elevata a mito che, come tutti i miti, può contenere
un universo più vasto di significati rispetto a quelli per cui è stato
tramandato, non ultimo quello ecologista. E’ protagonista anche di una serie
televisiva spagnola “La Casa di Carta”, sebbene, a mio parere, in modo
improprio.
Così scrive Cesare Bermani:
"Ho sempre pensato che la capacità di un canto di suscitare adesione,
emozione e coinvolgimento sia la prova provata dell’universalità della
condizione umana al di là di confini, nazioni, sistemi di governo e persino
delle differenze culturali e delle lingue che pure rappresentano l’espressione
della bellezza e del genio molteplice di una comune appartenenza antropologica
e di un solo destino: il destino condiviso per la passione della libertà. Per
questo motivo ‘Bella Ciao’ è universale anche nel fastidio che provoca in quei
sedicenti moderati che non vogliono essere messi di fronte a certe scelte
fondamentali".
Link relativo all'Inno Nazionale Italiano FRATELLI D'ITALIA
https://www.youtube.com/watch?v=WBCEsNUYKjk
Link relativo alla canzone BELLA CIAO interpretata da Giovanna D’Affini
Link relativo a BELLA CIAO
versione interpretata da Yves Montand
Link relativo alla canzone SOFFIA
IL VENTO INFURIA LA BUFERA dei Modena City Ramblers
Link relativo alla canzone LA
LEGGENDA DEL PIAVE
Link relativo all’inno garibaldino
SI SCOPRONO LE TOMBE SI LEVANO I MORTI
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