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De Gregori parla di calcio, certo, ma nel suo significato allegorico di specchio dell’esistenza. Come su un rettangolo verde, così lotti nella vita, vinci o perdi, sudi, soffri, gioisci. C’è un’etica, una dirittura morale, che, così come nello sport, informa le scelte dell’esistenza. Ma c è anche il fato, o una momentanea debolezza, o un lapsus, per cui il rigore determinante, quello che cambia il corso degli eventi, può essere sbagliato anche dal migliore, nonostante “ metta il cuore dentro alle scarpe e corra più veloce del vento”. Il protagonista della canzone fa parte infatti di una schiera di magnifici perdenti, di quei “ giocatori tristi che non hanno vinto mai”, che nessuno ormai più ricorda e che si sono giocati tutto in un unico, esiziale frangente. Uomini che hanno scelto la rettitudine piuttosto che l’inganno, o che semplicemente hanno sbagliato nel momento decisivo della propria vita. Una vita che li ha irrimediabilmente condannati all’indeterminatezza "ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai" ma che invece De Gregori assolve perché un grande giocatore (e un grande uomo) resta tale anche se sbaglia un calcio di rigore, dal momento che “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore".Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia”.
Chi nella vita non ha mai sbagliato un calcio di rigore? Non per questo ha desistito dal continuare a provare a fare goal. La vita è tutto sommato una miniera di occasioni che "scopriremo solo vivendo".
Lyrics
Sole sul tetto dei palazzi in costruzioneSole che batte sul campo di pallone
E terra e polvere che tira vento
E poi magari piove
Nino cammina che sembra un uomo
Con le scarpette di gomma dura
Dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
Di giocatori tristi che non hanno vinto mai
Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
E adesso ridono dentro al bar
E sono innamorati da dieci anni
Con una donna che non hanno amato mai
Chissà quanti ne hai veduti
Chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento
L'allenatore sembrava contento
E allora mise il cuore dentro le scarpe
E corse più veloce del vento
Prese un pallone che sembrava stregato
Accanto al piede rimaneva incollato
Entrò nell'area tirò senza guardare
Ed il portiere lo fece passare
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall'altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà
Anche se ha le spalle strette
Quest'altr'anno giocherà
Con la maglia numero 7
mi piace
RispondiEliminaQuesta canzone mi fa pensare che sono cresciuta pensando che fosse terribile sbagliare un calcio di rigore ai..... Mondiali!!! Come dimenticare... Baggio, Baresi....ecc.. ecc.. Eppure viviamo in un anno particolare, un anno in cui sbagliare un calcio di rigore nella finale di un mondiale resterà un sogno, qualcosa che di sicuro nel 2018 non potrà accadere. Eh già. Raramente nella storia della nostra nazionale di calcio siamo stati esclusi dal mondiale di calcio, un evento che tanto ci appassiona: il mondiale di calcio. Roba da lacrimoni e rabbia e voglia di.... fare le vacanze il prossimo giugno su di una isola molto, molto deserta!!!! Perché l'Italia è stata una grande nazionale di calcio. Perché il calcio è una passione che gira che ti rigira scorre nel sangue degli italiani. Perché essere fuori è un po' incredibile. Perché Bruno Pizzul che tante telecronache della mia gioventù ha accompagnato ha detto all'indomani della eliminazione contro gli svedesi qualcosa su cui bisogna riflettere: il calcio italiano va ripensato eticamente a partire dalla base, a partire da ogni singola scuola calcio.
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