BOXER
Dopo
il primo mese di allenamenti mi ero ormai appasionato a questa
disciplina. Attacato alla bacheca della palestra vidi un manifesto
che pubblicizzava un torneo Nazionale a Roma di Boxe per i ragazzi
della mia età: mancavano tre mesi e non sapevo se sarei stato
pronto, poichè avevo iniziato da poco. Il timore di non partecipare
prese il sopravvento su di me, però in quella settimana mi allenai
uguale e non mi fregò nulla delle mie insicurezze perchè volevo
convincere tutti che sarei stato pronto, passato quel periodo . Un
giorno, mentre mi allenavo con determinatezza, il mio allenatore mi
chiamò da parte: " Gualtiero, ho notato che ultimamente stai
usando spesso quei guantoni e quel povero sacco lo stai massacrando e
spaccando tutto, sai quanto costa un sacco da Boxe? Va bene, lascia
stare, che ne pensi di allenarti per bene insieme a me? Vedo che hai
molte qualità: lo scatto, i riflessi, la potenza, tutte queste
cazzate qua. Se accetti vieni domani sera in palestra". Mi
sentii molto entusiasta e gasato: ho avuto l'onore di essere scelto
come rappresentante al torneo di Boxe per la mia categoria. Io mi
presentai in quei tre mesi: il caoch mi ditrusse di allenamenti, con
piegamenti, flessioni, allenamento con il sacco e posizioni. Tornato
a casa non avevo la forza di stare sveglio.
La
mattina prima del torneo partimmo in pulman verso le cinque da
Firenze: durante il viaggio ero accanto al finestrino con le cuffie
negli orecchi. Addocchiai una bella ragazza abbastanza alta, capelli
castani corti, con occhi marroni, meloni da paura, un culo che
portava via il fiato, un pò maschiaccio: si chiamava Serena, faceva
parte della scquadra femminile della mia palestra. Arrivati alla
Trastevere Boxe ci preparammo per allenarci: accanto al nostro
spogliatoio c'era lo spogliatoio delle ragazze. Vidi Serena passare
con quel fisico bestiale, le stavo sbavando dietro, il coach mi
bloccò e mi disse: "dove vai, Casanova? Vieni con me." Mi
mise in riga insieme agli altri e urlò: "Ragazzi e ragazze,
buongiorno! Oggi faremo un allenamento diverso dal solito. Faremo
delle coppie formate da un maschio e una femmina: Marco-Aurora,
Stefano-Federica, Dario-Francesca e Gualterio-Serena." Ero
imbarazzato. Il coach lo aveva fatto apposta: aveva notato che la
guardavo in modo insistente, quasi da maniaco. Io e Serena ci
conoscemmo meglio: scoprii che stava vicino a me, da sua zia Gertrude
perchè i suoi genitori erano sempre in viaggio per lavoro; scoprii
anche che il suo colore preferito era il nero, il suo fiore preferito
era la rosa e che amava la Boxe come me. Usciti dalla palestra
andammo insieme all' Holtel: parlammo, parlammo e parlammo. Sapevamo
quasi tutto l'uno dell'altra; sapevo purtroppo anche del suo
problema: tutti la prendevano in giro perche si vestiva da uomo. 'Ste
cose...che idioti! Se la conoscessero meglio si innamorerebbero, come
me. Però non ebbi ancora il coraggio di dirglielo. Arrivati alla sua
camera mi dette un bacio sulla guancia: ero cotto, cotto, ma cotto,
eh! Per caso mi accorsi che la mia camera era a tre porte dalla sua.
Ci
allenammo assieme per molto tempo, si creò un legame molto intenso
tra me e lei: quando ci allenavamo assieme mi piaceva un mondo, si
creava un atmosfera attorno a noi, soprattutto io avevo una
sensazione strana nello stomaco e un certo solletichio sul collo.
Sapevo cosa era quella sensazione: era amore, ma non sapevo cosa
provava lei; lo seppi in una giornata grigia.
Finito
l'allenamento la guardai: avevamo litigato un po' quel giorno ed ero
convinto che venisse a tirarmi un gancio nel muso; invece mi dette un
bacio in bocca; io non mi opposi ovviamente e la abbracciai.
Finalmente la mia carne toccava la sua.
Sudammo
tanto in quell' incontro; dopo la riaccompagnai in camera; ero
contentissimo, euforico, finché non mi ricordai della finale. Lì mi
prese il panico, però mi calmai e mi dissi: "Gualtiero,
ricorda: niente e nessuno può fermarti, neanche la paura".
Quella
mattina arrivò. Ero ipermega-teso, andai negli spogliatoi e trovai
Serena ad aspettarmi: ne ero sempre più innamorato. Ebbene mi avviai
sul ring assieme al coach: quando ero sulla rampa vidi Lucio, il mio
avversario, che aveva delle braccia che sembarvano una morsa da orso,
un viso che sebrava dirti "dah, ti spiezzo in due", insomma
una faccia di cazzo. Arrivvammo a battere i guantoni: aveva la
delicatezza di un elefante indiano. La campana suonò: arrivammo al
terzo round che ero disfatto e lui aveva poco più di un occhio viola
e le gote gonfie; partì il quarto e Lucio mi disse "Muoviti,
moscerino, che devo anadare a sbattermi tua madre".
Dopo
quella frase lo guardai negli occhi e gli tirai un frucone nel muso
che Rochy Balboa mi avrebbe fatto i complimenti: cadde giù e con il
poco udito che mi era rimasto sentii "1-2-3-4-5-6-7-8-9..."
e lì svenni dalla tensione e dai colpi accumulati.
Mi
ritrovai nell'infermeria con il coach che rideva e Serena che
piangeva; vidi nell'angolino un trofeo e chiesi: "Ma ho
vinto???". Il Coach mi rispose: "No, hai vinto un panino
con il lampredotto, hahaha!". Guardai Serena e le posi la stessa
domanda; lei rispose: "Certo, tesoro, certo!".
E
lì mi rimisi a dormire come un ghiro di Galceti.
Alessio,
Alessandro, Paolo - I D
Molto bello
RispondiEliminascritto bene e molto interessante in dei punti fa anche ridere
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